“Una volta a Napoli, nel quartiere Sanità, quando uno era allegro perché qualcosa gli era andata bene, invece di pagare solo un caffè ne pagava due e lasciava il secondo caffè, quello già pagato, per il prossimo cliente. Il gesto si chiamava “caffè sospeso”. Poi, di tanto in tanto, si affacciava un povero per chiedere se c’era un “sospeso”. Era un modo come un altro per offrire un caffè all’Umanità”.
(Frase ripresa dal libro Il caffè sospeso dello scrittore napoletano Luciano De Crescenzo. È da considerarsi una sorta di raccolta di articoli, citazioni e considerazioni apparse su quotidiani e riviste dal 1977 al 2007 che va a congiungere metaforicamente quello che è proprio il pensiero di De Crescenzo attraverso aneddoti emersi dalla quotidianità della sua vita a Napoli.)
Caffè sospeso: cos’è?
Niente di più semplice. Quando qualcuno va al bar e vuole un espresso, semplicemente ne paga due: il cliente beve il suo mentre l’altro rimane in “sospeso”, in attesa che qualcuno che non possa permetterselo lo ordini.
Come è nata questa tradizione napoletana?
La nascita del caffè sospeso è da ritrovare durante la Seconda Guerra Mondiale. Essendo il periodo colpito da una forte crisi, chi poteva permetterselo lasciava un espresso pagato a chi non poteva acquistarlo. Quel caffè offerto ad uno sconosciuto divenne simbolo di solidarietà verso chi aveva bisogno, il gesto di un’umanità aperta e di aiuto per il prossimo.
Questa tradizione napoletana quindi, rappresenta l’umanità, l’incredibile sentimento dell’amore, della compassione, della comprensione e di tutti gli altri sentimenti positivi che fanno parte della città di Napoli.
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